Il nostro corpo è una macchina perfetta che cresce, si modifica e si evolve anche per quanto riguarda i fabbisogni nutrizionali, che cambiano nelle varie fasi della vita e a seconda delle abitudini. Per regolamentare le porzioni e il fabbisogno sono stati definiti i cosiddetti Livelli di Assunzione di Riferimento per la popolazione italiana (LARN), a cura di SINU, la Società Italiana di Nutrizione Umana. Se nel bambino tali livelli sono meno facilmente identificabili e standardizzabili, per l’adulto è possibile creare degli standard più accurati, che si rivelano un utile riferimento condiviso per gli operatori del settore, come medici di base, nutrizionisti, dietologi e per l’elaborazione di diete idonee.
Le unità di misura di riferimento? Le nostre mani
Le porzioni corrette possono essere espresse in unità di misura visualizzabili (come un frutto, una fetta di pane, 1 pacchetto di cracker), oppure prendendo in prestito utensili della cucina, come cucchiaio e cucchiaino, tazzina, bicchiere e bottiglia. Ad esempio, per regolamentare l’assunzione della frutta secca, che porta tanti benefici ma anche tante calorie, ricordiamoci che una porzione corretta è di circa 30 g, che corrispondono a 3 cucchiai o a una tazzina da caffè rasi.
Che fare se non abbiamo a disposizione né bilancia, né unità di misura casalinghe? Per calcolare la giusta quantità di cibo da mettere nel piatto, possiamo usare le nostre mani.
La mano diventa una pratica unità di misura, un metro naturale che va bene per regolarci sulle porzioni soprattutto se siamo fuori casa, in vacanza, al ristorante o a cena di amici. Qualche esempio? Una porzione di pasta adeguata equivale a circa 75 grammi, che corrispondono a un pugno chiuso; quella di frutta secca è racchiusa nel palmo aperto; quella di frutta fresca in due mani a coppa. Mentre, la porzione giusta di una fetta di torta equivale a due indici uniti e quella di formaggio a due pollici vicini.