I micrortaggi (dall’inglese microgreens) sono piante giovani che sono raccolte a pochi giorni dalla germinazione, che, secondo alcuni studi, avrebbero una concentrazione più alta (sembrerebbe fino al 40%) di elementi nutritivi.
In Italia
Mentre i microgreens sono conosciuti negli Stati Uniti fin dagli anni Ottanta, in Italia la produzione di micrortaggi si è diffusa una decina di anni fa. Il primo esperimento agricolo si è svolto a Mezzago, piccolo paese della provincia di Monza e Brianza, grazie alla start-up di Bill Thake e di sua cognata Marta Trippa, iniziati a questa pratica da una zia americana. Le coltivazioni interessano varie specialità in miniatura: barbabietola, piselli, cavolo, basilico, rucola che, potendo essere coltivati in uno spazio ristretto, si prestano anche per la diffusione negli orti urbani.
I benefici
Un gruppo di ricercatori guidato dagli esperti del Centro di Ricerca in Nutrizione Umana di Beltsville negli Stati Uniti ha pubblicato uno studio (“Red Cabbage Microgreens Lower Circulating Low-Density Lipoprotein (LDL), Liver Cholesterol, and Inflammatory Cytokines in Mice Fed a High-Fat Diet – 2016) sul Journal of Agricultural and Food Chemistry, mostrando come i micrortaggi, in particolare una varietà del cavolo rosso, sembrerebbero in grado di modulare l’aumento di peso e il metabolismo del colesterolo e svolgere un’azione preventiva sulle patologie cardiovascolari. Inoltre sembrerebbe che la concentrazione di nutrienti sia più alta rispetto ai corrispettivi ortaggi più maturi.
Non bisogna però dimenticare che assumere alcuni nutrienti in quantità elevate può interferire con l’azione di alcuni farmaci. È questo il caso della vitamina K così abbondante nel cereale micro amaranto, che potrebbe ridurre l’efficacia degli anticoagulanti.
Anche nel caso di alimenti apparentemente salutari come i micrortaggi, insomma, potrebbe essere meglio evitare consumi eccessivi.