Un colpo di tosse… e torna la paura! Come gestire i segnali di piccole infreddature legate alla stagione più fresca, senza pensare al peggio

Il 2020 è stato un anno difficile per molte ragioni che hanno messo a dura prova la nostra serenità sotto diversi punti di vista. Con l’inizio dell’autunno, inoltre, le temperature si abbassano, le giornate si fanno più piovose e comincia a esserci una maggiore escursione termica tra il giorno e la notte: tutte cause molto comuni di raffreddori e influenze. Ma come gestire il timore, quasi inedito, che possa trattarsi di qualcosa di più grave? 

Come distinguere?

In generale, i medici concordano sul fatto che, se i sintomi si manifestano in modo isolato, con raffreddore o febbre, tosse, o vomito e dissenteria, è probabile che si tratti di malanni di stagione passeggeri: le classiche infreddature e gastroenteriti virali. Le dobbiamo sempre tenere sotto controllo, soprattutto se durano più di 2-3 giorni, ma possiamo evitare di preoccuparci eccessivamente. D’altra parte dobbiamo ricordare che, accanto alla febbre, nel caso di Covid-19, uno dei sintomi più diffusi è la perdita improvvisa e rilevante del senso del gusto o dell’olfatto, senza che questa sia accompagnata dal raffreddore. E’ normale, d’altronde, che con il manifestarsi di alcuni segnali, potrebbe iniziare a preoccuparci la salute dei nostri figli e nipoti ma, come spiega Gianvincenzo Zuccotti, direttore del reparto di Pediatria all’ospedale Buzzi di Milano: “Se il bambino ha il raffreddore accompagnato da naso chiuso o che cola e qualche colpo di tosse senza altri sintomi come disturbi gastrointestinali e congiuntivite vera (non quella con secrezione catarrale, che fa parte del raffreddore) possiamo concludere che siamo di fronte a un classico raffreddamento stagionale”. Così come negli adulti, la prospettiva cambia se il bambino manifesta più di un sintomo e se la tosse è secca, prolungata, insistente.

Senza lasciarci prendere dal panico, quando abbiamo dei dubbi, ricordiamoci che l’unico modo certo per fare una diagnosi differenziale è eseguire il tampone, rivolgendosi all’ Asl o al nostro medico di famiglia. 

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