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Il parto cesareo limita i disturbi legati all’incontinenza: vero o falso?

Gravidanza e incontinenza

L’Istat a fine 2014 ha pubblicato i dati dell’Indagine sulle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari, rendendo noti i risultati della rilevazione sugli aspetti principali della: “Gravidanza, parto e allattamento al seno”.

L’analisi ha coinvolto 2,7 milioni di donne (di cui il 18,2% straniere) che avevano partorito dal 2009 al 2013 e ha evidenziato come l’Italia offra un buon livello di assistenza durante la gravidanza.
Rispetto ai paesi europei, l’Italia si posiziona al primo posto per il più alto ricorso al taglio cesareo, con una quota di 36,3%, secondo quanto risulta dai dati 2013 delle schede di dimissione ospedaliera (SDO) del Ministero della Salute. Il parto cesareo, che si verifica quando il bambino nasce con l’ausilio di un intervento chirurgico per l’estrazione del feto, può essere elettivo o d’emergenza. Nel primo caso la decisione viene presa e la data programmata prima del travaglio, nel secondo la decisione avviene durante il parto se le condizioni della madre o del feto ne pongano l’urgenza.
I problemi che possono verificarsi

Ribadendo come il parto cesareo possa esser in alcuni casi particolari una scelta obbligata del medico che interviene in caso di parto, vi sono comunque problemi che possono verificarsi come conseguenza di esso:

  • emorragia
  • infezioni (sepsi)
  • embolia polmonare
  • problemi anestesiologici

ll parto cesareo protegge il pavimento pelvico dall’incontinenza?

A seguito di parto cesareo i disturbi legati all’incontinenza urinaria sono minori rispetto a un parto naturale, ma non sono del tutto assenti: è quindi la gravidanza stessa a rientrare fra i fattori che possono favorire l’insorgere di incontinenza.

Inoltre, la comparsa di incontinenza urinaria durante la gravidanza aumenta del doppio la possibilità di insorgenza della stessa a tre mesi dal parto, indipendentemente dal parto cesareo o vaginale.
Diminuisce post parto cesareo elettivo il dolore perineale (2% contro 5%), mentre la differenza di prevalenza di prolasso utero-vaginale nelle due modalità di parto risulta paritaria al 5%, ma è tuttora oggetto di studio e approfondimento.

 

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