Non rinunciare all’auto per sentirti sempre in gamba!

On the road

Chi non ricorda le quarantenni Thelma e Louise e le loro avventure a bordo di una vecchia Ford Thunderbird, icone della vita libera e indipendente? L’omonimo film, Oscar nel 1992 per la miglior sceneggiatura, è stato omaggiato anche dal regista Paolo Virzì in La pazza gioia, dove Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, in viaggio tra le strade della Toscana, sono pronte – al volante –a reimpossessarsi della loro vita.
La guida e il viaggio on the road come simboli della libertà e dell’emancipazione, come metafora dell’indipendenza.

Sarà capitato anche a noi di metterci al volante con la radio ad alto volume per liberarci di cattivi pensieri, di raggiungere un amore lontano alla guida della nostra utilitaria, di fare un viaggio con le amiche coast to coast e sentirci spensierate e felici!
Non è un caso infatti che una ricerca pubblicata sulla rivista Journal of the American Geriatrics Society e condotta da un team di ricercatori americani guidato da Guohua Li, professore di epidemiologia presso la Columbia University di New York, abbia evidenziato come, per gli automobilisti da 55 anni di età in su, smettere di guidare sembri avere un impatto negativo sul loro stato psico-fisico: come racconta lo studioso, “la guida rappresenta un elemento fondamentale della vita quotidiana e un forte indicatore di autocontrollo, libertà personale e indipendenza”. Secondo i ricercatori, smettere di guidare inciderebbe negativamente e in particolare sullo stato d’animo, aumentando il rischio di depressione.


Vedere le cose da un nuovo punto di vista

Questo perché, se per ragioni fisiche o psicofisiche non possiamo più guidare, ci sembra quasi di perdere un pezzo della nostra indipendenza. Non scoraggiamoci! Innanzitutto non sempre guidare è così bello come sembra: gli automobilisti nervosi, il traffico, le ore di punta, l’aria condizionata che non funziona, e inoltre tornare a camminare più spesso ci porta tanti benefici per la mente e per il corpo, ci rende più aperti e meno pigri. Ne guadagnerà anche il peso-forma!

E se proprio l’idea di non poter più guidare ci demoralizza, parliamone con il nostro medico e le persone care. Potrebbe anche aiutarci la lettura di “Rompere gli schemi della depressione”, un libro del 2002 dello psicoterapeuta e ricercatore californiano Michael D. Yapko: questa lettura potrà venirci in soccorso per imparare a riconoscere i nostri punti di debolezza e a valorizzare quelli di forza, offrendoci dei compiti pratici, in modo che noi stessi possiamo diventare una parte attiva nel nostro processo di guarigione e vedere le cose da un altro punto di vista. Non la privazione della guida, ma nuove possibilità di movimento, con tanti benefici per il corpo, la mente e la socialità.

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