Se i media sono davvero lo specchio del tempo che viviamo, verrebbe da pensare che spesso ci si dimentichi come convivere con gli altri. Empatia, intelligenza emotiva, rispetto e solidarietà, solo per citarne alcuni, sono tra i grandi protagonisti delle notizie di ogni giorno, non sempre buone.
Con questo articolo vogliamo soffermarci proprio sulle prime due: cos’è l’intelligenza emotiva? E cosa significa essere empatici?
Riaffrontiamolo insieme noi per essere pronti a insegnarlo e trasmetterlo alle nuove generazioni. Così da assicurare ai nostri figli, ai nipoti, ma anche a tutte le persone che ci circondano e a noi stessi, la società e il futuro migliore che desideriamo e meritiamo tutti.
Che cos’è l’intelligenza emotiva?
L’intelligenza emotiva è la capacità di mettere in relazione mente e cuore: ci consente di riconoscere le nostre emozioni, di esprimerle e di gestirle nel modo migliore possibile, per il bene nostro e degli altri. Quello che proviamo, infatti, guida quello che facciamo, e quando le nostre azioni sono ponderate con intelligenza (emotiva, per l’appunto!) ci mettiamo al riparo dalla possibilità di fare qualcosa di sbagliato per noi e per le persone che ci circondano.
C’è chi sostiene che l’intelligenza emotiva sia una dote innata e chi che si possa sviluppare con il tempo e con l’esperienza: aldilà di chi abbia ragione e chi torto, sappiamo essere fondamentale per una vita serena, per calmarci dallo stress, tenerci alla larga dai rimpianti, costruire il futuro che desideriamo ed entrare in empatia con gli altri.
Nel 1995 uno psicologo statunitense, Daniel Goleman, ha descritto le 5 caratteristiche basilari dell’intelligenza emotiva, che possono aiutarci a capire più nel concreto il suo significato: la consapevolezza di noi e delle nostre emozioni, l’autoregolazione di queste, la capacità di gestire le relazioni con gli altri, quella di dominare le nostre emozioni e l’empatia, la capacità di riconoscere le emozioni che provano gli altri e di entrare in connessione e sintonia con loro.
I punti di Goleman sono tutti fondamentali, ma nel prossimo paragrafo vogliamo trattare insieme l’ultimo, l’empatia. È importante rafforzare la convinzione, soprattutto nei più giovani, che l’empatia è un punto di forza e mai di debolezza, un pregio e non un difetto.
Cosa significa essere empatici?
L’empatia è la capacità di entrare in sintonia con ciò che provano gli altri, di mettersi nei loro panni.
Riuscire a essere empatici può aiutarci a capire che qualcuno sta soffrendo, o è in difficoltà, anche se non ce lo dice apertamente, o può farci partecipare alla gioia di qualcun altro, anche se ciò che la scaturisce non ci riguarda.
Volendole trovare un posto nella società moderna, l’empatia è la nemica numero uno del bullismo, dell’omofobia, della xenofobia e di tutte le altre brutte notizie che ancora oggi ci raccontano i media.
Come l’intelligenza emotiva, anche l’empatia ha delle sue caratteristiche fondamentali. Sono 3: la capacità di comprendere cosa provano gli altri da un punto di vista razionale, quella di sentire cosa sentono da un punto di vista emotivo e quella che ci spinge ad aiutarli senza desiderare una ricompensa per questo.
Lasciateci entrare, ora, ancora più nel concreto, alla scoperta di quelli che possono essere gli indizi della presenza di empatia all’interno di una coppia. Che sia sentimentale, familiare, amicale, di collaborazione professionale con colleghi e colleghe.
L’empatia rende migliori tutti i rapporti!
5 indizi per scoprire se c’è empatia nel tuo rapporto di coppia
Cosa vuol dire essere empatico o empatica? E quanto lo siamo davvero anche noi?
Vi aiutiamo a riscoprirlo nei prossimi 5 punti, che mettono in evidenza quei comportamenti tipici dell’essere empatici all’interno di un rapporto di coppia.
- Cerchiamo insieme una soluzione per ogni problema, che siamo d’accordo o meno con l’altro/a, ascoltiamo senza aggressività né pregiudizio e, soprattutto, senza pretendere di avere noi la soluzione migliore. Consapevoli che questa possiamo trovarla solo insieme.
- Non abbiamo mai paura di mostrarci vulnerabili, emozionati, fragili, insicuri, persi: condividere ogni nostro stato d’animo con l’altra/o non significa scoprire il fianco. Non siamo davanti a un nemico, bensì una persona dalla nostra parte, che quindi può aiutarci, consolarci e farci sentire ancora più forti.
- Incoraggiamo l’altro/a, con parole di conforto, incitamento e complimenti sinceri. Proprio come abbiamo appena scritto nel punto qui sopra, saremo la sua spalla e la sua (nuova) forza.
- Andiamo oltre la superficie e superficialità, e quindi oltre le apparenze che potrebbero darci una famosa prima impressione sbagliata. Essere empatici significa guardare nel profondo, pronti a smentire un primo giudizio o, magari, a non darlo proprio.
- Facciamo azioni e gesti, senza aspettarci la “ricompensa”: doniamo amore, ascolto, comprensione, conforto, senza pretendere di ricevere qualcosa in cambio. L’empatia non è qualcosa che deve essere ripagata, ma qualcosa che ci arricchisce a prescindere e ci rende persone migliori.
Con questo articolo non vogliamo salire in cattedra e insegnarvi l’intelligenza emotiva e l’empatia, ma solo ricordarcene e ricordarvene l’importanza. Se tutto quello che è scritto qui, poi, potrà esservi d’aiuto per “raccontarla” e trasmetterla agli uomini e le donne di domani, saremo felici di avervi reso il compito più facile.